Venezia è una città italiana di 261 401 abitanti, circa 400 000 in tutta l’area urbana, capoluogo dell’omonima città metropolitana e della regione Veneto. È il primo comune della regione per popolazione e undicesimo in Italia e primo in Veneto per superficie. Il comune di Venezia comprende sia territori insulari sia di terraferma ed è articolato attorno ai due principali centri di Venezia (al centro dell’omonima laguna) e di Mestre (nella terraferma).
La città di Venezia è stata per più di un millennio capitale della repubblica di Venezia ed è conosciuta a questo riguardo come la Serenissima, la Dominante e la Regina dell’Adriatico. Per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia è universalmente considerata una tra le più belle città del mondo ed è annoverata, assieme alla sua laguna, tra i siti italiani patrimonio dell’umanità dall’UNESCO: questo fattore ha contribuito a farne la terza città italiana (dopo Roma e Milano) con il più alto flusso turistico, in gran parte proveniente da fuori Italia.
La laguna veneta si forma nell’800 a.C. circa da un precedente ambiente fluvio-palustre e si suppone che qui vi fossero insediamenti umani sin dall’epoca preistorica vista la ricchezza di risorse che favorivano caccia e pesca. In età pre-romana, vale a dire nel periodo paleoveneto, la civiltà era ben radicata nella zona con popolazioni dedite alla pesca, alla produzione del sale, ai trasporti marittimi e alle altre attività mercantili connesse. Snodo di intensi traffici commerciali che collegavano l’Adriatico con il centro e nord Europa, in questo periodo vengono a svilupparsi alcuni insediamenti, tra i quali spicca, ormai con una fisionomia protourbana, il centro di Altino. La venuta dei Romani non fa che rafforzare questa situazione. Il sistema dei porti viene potenziato (a questo periodo risale Chioggia), mentre l’entroterra viene bonificato e centuriato, cosa peraltro ancora visibile nell’attuale disposizione di strade e fossi. La laguna divenne forse luogo di villeggiatura per la nobiltà, come testimoniano alcuni ritrovamenti.
Secondo il Chronicon Altinate (XI secolo) il primo insediamento a Venezia sulla Riva Alta (Rialto) risalirebbe al 25 marzo del 421 con la consacrazione della chiesa di San Giacometo sulle rive dell’attuale Canal Grande: studi recenti hanno però dimostrato che San Giacomo di Rialto è assai più tarda, risalendo alla metà del XII secolo. Gli abitanti della terraferma cercarono rifugio nelle lagune a seguito delle varie ondate di invasioni barbariche che si succedettero dal V secolo, in particolare quella degli Unni (452) e dei Longobardi (568). Tuttavia Venezia si presentava allora come un insieme di piccoli insediamenti ancora molto eterogeneo, mentre maggiore importanza assumono alcuni centri limitrofi come Torcello, Ammiana, Metamauco. Parallelamente, si vengono a trasferire in laguna le maggiori istituzioni religiose, come il Patriarca di Aquileia a Grado e il vescovo di Altino a Torcello.
Riuniti assieme con tutta l’Italia all’impero con la prammatica sanzione di Giustiniano del 554, il Triveneto è nuovamente travolto dalla calata dei Longobardi del 568. I bizantini perdono gran parte della zona, mantenendo solamente la fascia costiera. È da questo momento che il termine Venetia, un tempo riferito a tutto il Veneto, viene ad indicare solo la zona delle lagune.
Venezia viene eretta nel 697 a ducato dipendente dall’Esarcato di Ravenna, con capitale prima ad Eracliana e quindi a Metamauco. A seguito della tentata invasione franca di Pipino (Carlomanno), nell’821 la più sicura Rialto diviene capitale del Ducato di Venezia, assumendo nel tempo il nome stesso del territorio e dello Stato e diventando definitivamente Venezia.
La vicinanza con l’Impero franco, il rapporto privilegiato con l’oriente Bizantino e contemporaneamente la distanza da Costantinopoli ne fece uno dei principali porti di scambio tra l’Occidente e l’Oriente, permettendo lo sviluppo di una classe mercantile dinamica e intraprendente che nel corso di quattro secoli circa trasformò la città da remoto insediamento e avamposto imperiale a potenza padrona dei mari, ormai totalmente indipendente.
È annoverata fra le Repubbliche marinare; a ricordo di ciò il leone di San Marco, emblema della Serenissima, appare nelle insegne marine della bandiera italiana unitamente ai simboli di Genova, Pisa e Amalfi.
Il capo del governo era il Doge (dal latino dux), il quale vide, col passare del tempo, il suo potere sempre più vincolato da nuovi organi istituzionali. Molti Dogi, soprattutto prima dell’anno mille, si videro costretti a prendere i voti perché i cittadini li reputavano troppo bramosi di potere: alcuni vennero anche uccisi o abbacinati.
All’apice della sua potenza, nel XIII secolo, Venezia dominava gran parte delle coste dell’Adriatico, regioni quali la Dalmazia, l’Istria, molte delle isole dell’Egeo, Creta, Cipro, Corfù, ed era la più importante potenza militare e tra le principali forze mercantili nel Medio oriente. Nel XV secolo il territorio della Repubblica si estendeva dall’Adda all’Istria, e da parte dell’attuale provincia di Belluno, al polesine veneto. Ma la decadenza cominciò a farsi sentire già nel XV secolo: eventi storici come l’accrescersi della potenza Ottomana e lo spostamento dei commerci verso le Americhe, colpirono duramente la vocazione marittima della città che finì per volgere i suoi interessi economici verso l’entroterra.
Nel XVIII secolo Venezia fu tra le città più raffinate d’Europa, con una forte influenza sull’arte, l’architettura e la letteratura del tempo, ma questo non era che un segno del suo inesorabile tramonto. Dopo oltre 1000 anni d’indipendenza, il 12 maggio 1797 il doge Ludovico Manin e il Maggior Consiglio vennero costretti da Napoleone ad abdicare, per proclamare il “Governo Provvisorio della Municipalità di Venezia”. Durante il primo decennio dalla perdita della sovranità della Repubblica di Venezia, vennero compiuti molti interventi sulla città come l’interramento del rio si Sant’Anna che divenne via Garibaldi, le demolizioni per costituire i giardini di Castello, la distruzione dei granai di Terranova per costruire i giardini del palazzo Reale nelle Procuratie Nuove.
Con il Trattato di Campoformio tra francesi e austriaci, il 17 ottobre 1797 la “Municipalità di Venezia” cessò di esistere e furono ceduti all’Austria il Veneto, l’Istria, la Dalmazia e le Bocche di Cattaro, che andarono a formare la “Provincia veneta” dell’Impero austriaco. Tornata ai francesi colla pace di Presburgo del 26 dicembre 1805, fu poi di nuovo austriaca sino all’Unità d’Italia.
Nel 1848 la città partecipò attivamente ai moti rivoluzionari e sotto l’iniziativa di Daniele Manin fu, sebbene per poco, indipendente con l’istituzione della Repubblica di San Marco. Dopo un anno di assedio da parte degli austriaci, la Repubblica dovette arrendersi il 22 agosto 1849.
Nel 1866 entrò a far parte del Regno d’Italia e l’annessione fu sancita dal plebiscito del 21 e 22 ottobre 1866 che vide vincere il sì con il 99,9% dei voti favorevoli dell’elettorato attivo.
Nel 1883 il comune di Malamocco, comprendente tutto il Lido di Venezia, fu soppresso e incorporato a Venezia.
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale a fianco delle potenze dell’Intesa. Con la ritirata di Caporetto, nel disperato tentativo di difendere Venezia e la sua preziosa base navale, l’esercito italiano si attestò sul Piave e respinse due offensive austro-ungariche (una alla fine dell’anno, la seconda nel giugno 1918. Venezia venne quindi a trovarsi a ridosso del fronte In questo contesto subi numerosi attacchi aerei da parte dell’Austria Ungheria, che causarono svariati danni alla città.
Nel 1917, la zona di Bottenigo (il cui nome venne cambiato in Marghera) fu integrata nel comune di Venezia, e in essa cominciarono la costruzioni delle nuove installazioni portuali di Porto Marghera.
Negli anni venti la città vide accrescere notevolmente il suo territorio, grazie all’accorpamento dei comuni di Burano, Murano, Pellestrina (1923), Chirignago, Zelarino, Mestre e Favaro Veneto (1926).
L’annessione della terraferma in particolare, fu legata alla nascita del polo industriale di Marghera, voluto dalle politiche economiche di quegli anni. Venezia, per la propria conformazione urbana, si rivelava infatti incapace, pur con la propria ampia disponibilità di manodopera, di avere una propria compiuta area industriale: l’espansione in terraferma divenne la soluzione necessaria per dare nuovo sviluppo della città lagunare.
Nel 1933 venne costruito il ponte stradale fra Venezia e la terraferma (affiancato al precedente ponte ferroviario costruito nel 1846).
Durante la seconda guerra mondiale i centri di Marghera e Mestre subirono pesanti bombardamenti aerei.
Il dopoguerra vede la grande espansione edilizia della terraferma veneziana, che attrasse immigrati da tutto l’entroterra veneto e dallo stesso centro storico. In parallelo a questa espansione si è assistito all’esodo dal centro storico della maggioranza della sua popolazione. In conseguenza di questi fenomeni, oggi la terraferma veneziana ha il doppio degli abitanti della Venezia insulare.
La crescita demografica di Mestre divenne vertiginosa a partire dagli anni sessanta, quando alle politiche abitative e del lavoro, che non favorivano i residenti lagunari, si sommarono i disastrosi effetti dell’alluvione del 1966, che mostrò la vulnerabilità delle abitazioni ai piani bassi di Venezia. L’incredibile rapidità dello sviluppo fece sì che questo avvenisse in modo alquanto disordinato e al di fuori di un piano regolatore (è il cosiddetto sacco di Mestre).
La sera dell’11 settembre 1970, il centro storico fu colpito da una tromba d’aria di intensità stimata F4 sulla scala Fujita, che provocò gravi danni tra cui l’affondamento di un motoscafo dell’ACNIL che causò la morte di 21 persone.
A metà degli anni ’70 ci fu un declino dei settori chimico, industriale e cantieristico con un conseguente reimpiego, maggioritario, del capitale umano e economico nel settore del turismo.
La crisi dell’industria chimica tra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta, assieme al generale ridimensionamento delle grandi città del nord Italia, hanno fatto sì che a Mestre e nei sobborghi limitrofi si registrasse un sensibile calo di residenti.