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Jerez de la Frontera, meglio conosciuto, semplicemente, come Jerez, è un comune spagnolo di 211.670 abitanti (2013) situato nella comunità autonoma dell’Andalusia, nella provincia di Cadice ed è uno dei due comuni che costituiscono la comarca di Campiña de Jerez. La locuzione de la Frontera si riferisce alla Frontiera Granadina. È il centro urbano più popolato ed esteso della provincia e il quinto dell’Andalusia. Si trova nel sud della penisola iberica, dista 12 km dall’Oceano Atlantico e 85 km dallo Stretto di Gibilterra.
Situata in una posizione centrale e ben collegata alla provincia, è il principale nodo di comunicazione di uno dei centri logistici e di trasporto dell’Andalusia occidentale[1]. Grazie alle sue dimensioni e alle sue possibilità di crescita, Jerez ha un dinamismo economico maggiore rispetto al capoluogo di provincia. È conosciuta nel mondo per il vino omonimo. È ubicata in una zona fertile per l’agricoltura e l’allevamento.
La sua superficie comunale occupa 1.188,23 km² che si estende sulla valle del Guadalquivir. L’area comunale di Jerez fu la più grande dell’Andalusia fino alla secessione di San José del Valle del 1995, a partire dalla quale divenne la seconda dopo Cordova e la settima dell’intera Spagna. Inoltre, include un’ampia superficie del Parco naturale Los Arconocales e la Sierra di Gibalbín, conosciuti come Montes de Propio de Jerez.
È una delle città principali dell’area metropolitana della Bahia di Cadice-Jerez, terzo agglomerato urbano dell’Andalusia e uno dei più attivi economicamente e industrialmente. Inoltre, è un comune membro della Mancomunidad de Municipios Bahía de Cádiz. È sede episcopale della diocesi di Asidonia-Jerez, che comprende il nord della provincia di Cadice, prendendo il fiume Guadalete come linea di confine naturale.
Il 27 maggio 2009 il Parlamento dell’Andalusia approvò all’unanimità l’inserimento del comune sotto la legge 8/08 Città molto popolosa[9], conosciuta come legge delle grandi città andaluse (ley de grandes ciudades andaluzas).
Gran parte del centro storico della città è Bene d’interesse culturale con la denominazione del congiunto storico-artistico: Casco Antiguo de Jerez de la Frontera.
Cadice è una città della Spagna di 123.948 abitanti (2012) situata nella comunità autonoma dell’Andalusia, e capoluogo dell’omonima provincia.
Si tratta probabilmente della più antica città fondata nell’occidente dell’area mediterranea dai Fenici nell’XI secolo a.C., anche se oggi si fa risalire ufficialmente la sua nascita alla fine dell’VIII secolo a.C.
Fondata con il nome originale di Gadir su quello che in passato era un piccolo arcipelago e ora una sola isola, per sfruttare le ricche vie di traffico con l’Oceano Atlantico nel commercio del rame e dello stagno. Nell’antica Grecia era conosciuta come Gadeira e ai tempi dell’impero romano come Gades da cui deriva il gentilizio attuale di gaditano.
Ai tempi delle guerre puniche fu alleata di Cartagine ma dovette riconoscere la supremazia romana nel 205 a.C. riuscendo a continuare nella sua intensa attività commerciale, rafforzando le comunicazioni con il resto del paese. Divenne municipio romano nel 45 a.C. grazie a Gaio Giulio Cesare. E sempre nel periodo romano furono anche costruiti un anfiteatro, un acquedotto e diversi templi. Nel periodo imperiale, Cadice era rinomata per le sue danze lascive.
Dopo la caduta dell’impero romano conobbe un periodo di successive invasioni da parte dei Vandali, dei bizantini, dei Visigoti ed infine degli Arabi sotto il cui dominio rimase fino al 1262, anno in cui venne riconquistata dal re Alfonso X di Castiglia.
Da quel momento riprese un periodo di floridità anche in concomitanza con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo (da qui partì in occasione della seconda e della quarta spedizione verso le Indie). Nel 1497 Amerigo Vespucci lascia Cadice per il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo. Il suo porto divenne il più importante nei traffici tra la Spagna e le colonie d’oltremare della Nuova Spagna.
Nel XVI secolo dovette subire vari attacchi, sia dai pirati da cui si difese anche grazie all’aiuto del genovese Andrea Doria, sia dall’inglese sir Francis Drake, sia infine da una coalizione britannica-olandese.
Proprio da Cadice la flotta franco-spagnola trovò rifugio dopo l’infruttuosa crociera atlantica dell’estate del 1805, volta a fare da esca agli inglesi affinché lasciassero sguarnita La Manica. Dopo l’indecisa battaglia di Capo Finisterre l’ammiraglio Villeneuve entrò con le forze franco-spagnole a Cadice il 20 agosto, dove si trovò a subire il blocco navale inglese. Dopo varie indecisioni, dovute principalmente all’inefficenza della squadra navale, la flotta congiunta salpò per affrontare quella inglese il 21 ottobre 1805, venendo però disastrosamente sconfitta nella battaglia di Trafalgar.
La città riuscì a resistere e restare indipendente durante l’invasione francese da parte di Napoleone Bonaparte.
Tarifa è un comune spagnolo di 17.199 abitanti situato nella comunità autonoma dell’Andalusia, noto per essere il comune più meridionale dell’intera Europa continentale.
Le principali attività sono pesca e industria (cuoio, alcol, conserve ittiche). Anche il porto ha particolare importanza. Conosciuta come la città del vento (caratteristico della zona: il levante) e come la città del surf.
Fondata dai Greci, fu la prima colonia romana in Spagna (Iulia traducta ); conquistata dagli Arabi al comando del capo berbero Tarīf b. Malik, da cui prese il nome, fu riconquistata (1292) dal re di Castiglia Sancho IV e difesa (1340) contro i mori dal re Alfonso XI di Castiglia nella battaglia del rio Salado.
Tarifa vanta di un ricco patrimonio storico-culturale e monumentale. Prova ne è il famoso Castillo de Tarifa o di Guzmán el Bueno, uno dei più belli e conosciuti monumenti della città. Si innalza nella parte più a sud della città, in parallelo alla linea della costa.
Questa fortezza tarifeña è in realtà molto difficile da descrivere, alcuni definiscono la sua pianta come un trapezio regolare, altri sostengono invece che corrisponda ad un quadrilatero irregolare. Ne si può subito notare nello stile, senza opinioni contrastanti, l’influenza romana e bizantina. La fortezza non presenta però i suoi originari elementi costruttivi, a causa dei ripetuti restauri nel castello, infatti il suo aspetto attuale e la sua morfologia, è il risultato di un lungo processo, che a poco a poco vi furono aggregate al primitivo recinto nuove costruzioni architettoniche.
Per il castello passarono truppe nord-africane, nasridi, castigliane, e addirittura britanniche, durante la Reconquista.
Imponenti e poste ai due estremi si evidenziavano le due torri. La prima, posta nel lato a nord, era una torre molto larga che, da quello che si è potuto evincere, vantava anche una considerevole altezza. La seconda, posta invece nel lato sud, è la torre dell’offerta o di Atalaya, che alla sua costruzione vantava il doppio dell’altezza rispetto allo stato attuale.
Oggigiorno entrambe le torri non sono più alte del livello del cammino all’interno della fortezza, che vantava anche di un nucleo difensivo con due porte d’uscita e d’accesso, una verso la città e una verso l’esteriore.